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Secondo alcune statistiche gli italiani, notoriamente popolo di risparmiatori, non sono anche un popolo di investitori. Sembra infatti che solo un terzo di risparmiatori italiani decida di investire.

E’ quanto si è discusso nella puntata di Mi Manda RaiTre andata in onda il 17 giugno.  Si è parlato infatti di come preservare i propri risparmi e quali soluzioni di investimento sussistono. L’avv. Massimo Melpignano, ospite della trasmissione, ha analizzato anche con un esempio pratico (vedi video sotto l’articolo) i pro e i contro dei diversi strumenti di investimento a disposizione.

La circostanza che gli italiani abbiano molta liquidità e siano tradizionalmente un popolo di risparmiatori, non può che portare alla conclusione che siamo in presenza di un risparmio programmato.  Vale a dire che i cittadini programmano cioè organizzano di risparmiare.

Dopo questa analisi ci si chiede, cosa ne fanno i risparmiatori dei propri soldi?

Ebbene, salvo quel famoso 33 % di cui sì è detto, che investe, gli altri tengono il denaro immobilizzato, sotto il classico mattone o più ragionevolmente sul conto corrente, moderno mattone metaforico.

Proviamo però a riflettere se il parcheggio di contante sul conto corrente rappresenti realmente un comportamento corretto e conveniente. Esaminiamo insieme i vantaggi e gli svantaggi.

Investire i propri risparmi in modo sicuro: i pro e i contro del conto corrente

1. Primo vantaggio: trattengo i soldi e so sempre dove sono.

E’ un passaggio psicologico di non poco peso: gli italiani sono spaventati dalle disavventure finanziarie di tanti piccoli risparmiatori. Avere i risparmi sul conto, a portata di mano, sapere che sono lì e non altrove, e sapere di poterli usare non appena decidiamo di farlo, non è una piccola cosa.

2. Secondo vantaggio: rischio intermediario (qualcuno lo chiama non del tutto propriamente rischio “bail in”).

Se la banca dovesse fallire (tecnicamente avviata alla procedura di risoluzione) i depositi fino a 100.000,00 euro sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Quindi sono tranquillo? Direi proprio di no.

Dobbiamo prima comprendere due cose:

Cosa si intende per depositi?

Per depositi, e quindi soggetti alla garanzia fino a € 100.000,00 , si intendono i depositi in conto corrente, i depositi vincolati (conti di deposito), i certificati di deposito, i libretti di risparmio e gli assegni circolari. Sono escluse le carte prepagate.

La regola da seguire è quella dei cumuli di depositi presso la stessa banca.

Se una persona ha due conti correnti presso la stessa banca con una liquidabilità di € 60.000,00 a conto (quindi in tutto € 120.000,00), in caso di risoluzione recupererà solo € 100.000,00 perdendo invece i residui €20.000.

Se invece i due conti correnti da € 60.000,00 ciascuno sono presso due banche diverse e, malauguratamente entrambe le banche vanno in risoluzione, incasserò tutti i miei €120.000,00.

Quindi, se proprio vogliamo tenere soldi liquidi sul conto e abbiamo più di € 100.000,00, dividiamoli su più conti. Attenzione però: è vero che il rimborso avviene entro 7 giorni dal provvedimento di liquidazione coatta amministrativa, ma non necessariamente questo provvedimento coincide con il momento del dissesto della banca. Quindi potrebbe occorrere molto più tempo.

3. Terzo vantaggio: il conto corrente non mi fa guadagnare ma almeno non rischio di perdere.

Falso! Purtroppo, perché ci sono perdite occulte a cui non prestiamo attenzione, come ad esempio l’inflazione. Attualmente l’inflazione media annua calcolata sull’indice dei prezzi al consumo è pari per il 2019 al 0,94 %. Ipotizzando che rimanga invariata fino a fine anno sugli ipotetici € 100.000,00 depositati perderei quasi € 1.000,00 in un anno.

La seconda perdita occulta è caratterizzata dai costi dei conti correnti. E’ vero che ormai sono sempre più diffusi i conti on line gratis, ma comunque la tenuta di un conto corrente rappresenta un costo.

Immaginiamo di tenere aperto un conto corrente, certamente pagheremo il canone mensile e l’imposta di bollo. Questi sono i costi fissi. Poi ci sono i costi variabili, che mutano a seconda dell’utilizzo che faccio del conto corrente: canoni per utilizzo di carte di pagamento, spese invio comunicazioni e estratto conto ecc.

Secondo rilevazioni di Banca d’Italia, un conto corrente mediamente costa circa € 77,6 a cui dobbiamo aggiungere ai quasi € 1.000,00 di prima.

La terza perdita occulta è la ritenuta fiscale: immaginiamo che il conto corrente paghi degli interessi attivi, a questo dovrò detrarre il 26 % di prelievo fiscale. Praticamente più di un quarto del mio ipotetico guadagno va via in tasse. Da quello che rimane devo detrarre gli altri costi di cui abbiamo parlato.

Immaginiamo ora di voler effettuare un investimento. Il dilemma classico è se investire in azioni piuttosto che in obbligazioni o fondi.

Spesso non ne conosciamo la differenza o procediamo per sentito dire o, peggio ancora per schemi mentali assolutamente sbagliati. Uno di questi, ad esempio è quello secondo cui l’investimento in azioni è rischioso mentre quello in obbligazioni è sicuro, o perlomeno più sicuro.

Nulla di più sbagliato, se pensiamo a come è andata a finire con le obbligazioni subordinate di Banca Etruria & C., e se consideriamo che alcuni dei più grandi crack finanziari riguardavano appunto obbligazioni: es. i famosi bond Argentina, Cirio, Parmalat, Lehman Brithers. Erano tutte obbligazioni. Ma obbligazioni sono anche i titoli di Stato, ad esempio i Bot e i Btp.

Quindi dobbiamo operare la prima distinzione tra bond corporate, quelli cioè emessi dalle società, ad esempio Cirio e Parmalat di cui abbiamo appena detto, e i titoli di Stato, che appunto nel nostro caso sono messi dallo Stato Italiano.

Gli strumenti di investimento: azioni, obbligazioni, fondi di investimento

Tante sono le alternative per investire i propri soldi. Proviamo a spiegare la differenza tra obbligazioni, azioni e altri strumenti di investimento.

Le Azioni sono esposte alle oscillazioni di mercato (fatta eccezione per le azioni delle società non quotate).

Sono uno un pezzetto di proprietà di una società. Quindi quando indirizzo i miei investimenti in azioni, divento comproprietario di quella società, ovviamente in minima parte, e sopporto tutti i rischi di un “comproprietario”. Se le cose andranno bene per la società, andranno bene anche per me. Se le cose andranno male per la società, andranno male anche per me.

Quando acquisto azioni acquisisco diritti. Questa volta soffermiamoci in particolare su uno, quello cioè di percepire dividendi. Se gli affari della società vanno bene ogni anno, una volta approvato il bilancio potrò ricevere un premio per ogni azione in mio possesso. Più azioni avrò più elevato sarà il dividendo.

Se invece acquistiamo obbligazioni, non diventiamo proprietari della società che le ha emesse o della Stato: in realtà stiamo facendo un prestito.

Ad esempio la società ha bisogno di soldi per portare avanti un progetto oppure lo Stato ha bisogno di soldi per continuare ad erogare i servizi. E come sempre succede quando si tratta di prestiti, viene fissato un tasso di interesse, in realtà è il rendimento dell’obbligazione. Quindi compro un’obbligazione, cioè faccio un prestito che durerà ad esempio tre anni. In questi tre anni riceverò un rendimento del 2% annuo ad esempio, che mi verrà pagato in cedole semestrali. Alla fine dei tre anni riprenderò i miei soldi. Sempre se tutto va bene.

Il fondo di investimento è un basket, un cesto di raccolta di tanti risparmiatori.

C’è una società che gestisce questo fondo. Il fondo può investire in azioni, in obbligazioni, oppure sia in azioni che in obbligazioni. Quindi non ho un rendimento certo e prefissato, ma dipende da come i vari elementi che compongono il fondo sono andati: se guadagneranno guadagnerò anche io, altrimenti no. Naturalmente dovrò sottrarre al mio guadagno dei costi, come ad esempio la commissione di ingresso (è il costo del biglietto che paghiamo per unirci agli altri risparmiatori) e il costo di gestione (c’è una società che pensa a tutto e devo pagarla).

Investire i propri risparmi senza comprendere il funzionamento del prodotto finanziario scelto, è senza dubbio rischioso poiché aumenterebbe la probabilità di commettere errori e di subire ingenti perdite.

Una consapevole informazione e conoscenza finanziaria, unitamente all’assistenza dei professionisti del settore, è fondamentale per un corretto investimento. Se hai dei dubbi e hai perso i tuoi risparmi, il nostro team ti fornirà assistenza e ti indirizzerà al meglio per recuperare i tuoi soldi.



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  1. 18 Giugno 2019

    Ciao Massimo, sono curioso di sapere le risposte che otterrai a questo tuo articolo.. Se avrai il piacere di condividerlo con me.
    Per quanto riguarda il FITD, come ben sai purtroppo non è capiente, quindi è bene che i risparmiatori, solo a seguito di una profonda educazione finanziaria, vengano messi al corrente, altrimenti il rischio è davvero che possano svuotare i cc per mettere i risparmi al riparo sotto il mattone… Un abbraccio, a presto.

    • 8 Luglio 2019

      Caro Francesco, l’educazione finanziaria può fare ben poco quando ci si trova in presenza di vere e proprie truffe architettate ad arte. Un caro saluto, Massimo Melpignano

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