Home Soldi Sicuri Eventi Consulenze Blog

 

Articolo Gazzetta del Mezzogiorno del 15/12/2024

Bitcoin e Criptovalute il rischio <bolla> è dietro l’angolo. L’avviso della Consob.

Il bitcoin raggiunge quota euro 100.000 e la Consob avvisa “Se mai un giorno dovesse scoppiare la bolla, nessuno venga a chiedere risarcimenti alle Autorità e ai governi”. Quale è il senso di queste parole pronunciate dal Commissario Consob Federico Cornelli in un recentissimo convegno? E perché esprimersi in questi termini proprio quando invece l’euforia per il nuovo traguardo raggiunto dalla più nota delle criptovalute dovrebbe generare euforia negli investitori? Anche in questo caso, unire i file aiuta a comprendere meglio i tempi che stanno vivendo.

Trump: il prossimo insediamento del neoeletto presidente americano anticipa un nuovo scenario per le criptovalute. A prescindere dal chiacchierato Elon Mask, altrettanto importante è la nomina di un ex manager di Paypal come consulente per l’intelligenza artificiale e le criptovalute. Si prepara quindi il terreno per uno scenario inedito e pieno di incognite per le criptovalute, grazie alla spinta del nuovo Presidente.

Europa: dal prossimo 30 dicembre entrerà in vigore il nuovo regolamento Ue Mica (cominciamo a familiarizzare con questa parola), con l’obiettivo di provare a regolamentare le criptovalute.

Infine Consob e Italia: i dati forniti da alcuni rapporti indicano che dal 2022 al 2023 è più che raddoppiato il numero di italiani che ha investito in criptovalute.

Perché dunque Consob paventa espressamente il rischio di una bolla finanziaria quando tutto sembra andare bene, quando si verifica l’incrocio di sostegno politico, intelligenza artificiale, nuove norme e attenzione degli investitori?

Cominciamo dall’inizio: esattamente come una bolla di sapone, ad esempio quelle soffiate dai nostri bambini, una bolla finanziaria scoppia all’improvviso.

In realtà sappiamo tutti che così non è. La bolla scoppia perché non ci si sa accontentare, perché non ci si sa fermare al momento giusto, perché tutti comprendiamo che non si potrà soffiare nella bolla all’infinito. Se guardiamo all’ultima bolla finanziaria (i mutui subprime Lehman Brothers nel 2008), i segnali erano già evidenti diversi mesi prima. Ma non sappiamo cogliere i segnali anticipatori, non sappiamo unire i fili: pensiamo che la bolla possa espandersi all’infinito senza mai scoppiare, e invece accade.

Aggiungiamoci anche la ciclicità: la storia dei crack finanziari ha una cadenza: dal 2008 a oggi abbiamo subìto scossoni finanziari, ma bolle mai.

Tutto quindi sembrerebbe indurre alla prudenza, e invece governi, investitori e piccoli risparmiatori continuano a soffiare come bambini gonfiando la bolla.

All’allarme di Consob si aggiunge anche quello di Esma, il regolatore europeo in materia finanziaria, che invita a non investire in cripto una percentuale superiore al 2% del proprio portafoglio: se ho da parte 10.000 euro, investirò in criptovalute non più di 200 euro. Saprò sopravvivere a questa perdita, anche se sarà totale e lo scoppio di una eventuale bolla, che beninteso scongiuriamo, dovesse liquefare il 2% investito.

Quello che abbiamo appena descritto è il classico schema che ben conosciamo in tema di investimenti: da un lato le prospettive, i lauti e rapidi guadagni. Tutto questo raccoglie subito la nostra attenzione e suscita il nostro entusiasmo.

Dall’altro il rischio, parola che non amiamo e a cui di massima prestiamo poca attenzione. Quanto possiamo guadagnare investendo in criptovalute? E quanto è elevato il rischio?

La prima domanda non ha una risposta, perché dipende dall’ampiezza della bolla; la seconda invece sì. Parliamone. Il rischio è connesso a ogni forma di investimento, anche quella in apparenza più innocua o garantita. Nella storia si registrano casi di Stati che non hanno rimborsato titoli del debito pubblico. Certamente alcuni investimenti sono più rischiosi di altri. Alla parola rischio aggiungiamone un’altra: volatilità, cioè l’aumento o il decremento rapido di valore di un investimento. In questo le criptovalute sono un esempio emblematico di volatilità, a cui consegue un rischio rilevante.

Alla volatilità aggiungiamo ancora l’assenza di tutele: chi investe nei mercati regolamentati si muove nel perimetro di norme stabilite per i paesi dell’Unione Europea, e quindi anche per l’Italia. Le nostre norme tendono a proteggere il risparmiatore, sanzionando quei casi in cui il prodotto finanziario acquistato non sia trasparente oppure sia inadatto (per essere più tecnici dovremmo dire inadeguato o inappropriato a seconda dei casi).

Aggiungiamo infine l’assenza di ogni sistema di indennizzo, peraltro non previsto nemmeno nella direttiva Mica, indennizzo invece è previsto da una apposita direttiva europea per l’ipotesi dissesto delle società di investimento

Per tornare dunque allo schema sopra descritto, l’investimento in cripto è caratterizzato da alta volatilità, e quindi da alto rischio. A elevate possibilità di guadagno corrispondono elevate possibilità di perdita (anche totale).

Come la storia finanziaria mondiale e italiana ci hanno insegnato, quando investiamo i nostri risparmi la prudenza non solo è d’obbligo ma talvolta nemmeno basta.

Siamo quindi proprio sicuri che sia questo il migliore sistema finanziario in cui vogliamo investire i nostri risparmi?

Massimo Melpignano



Iscriviti alla Newsletter

Categorynews, Rassegna stampa
Lascia un commento:

*

Il tuo indirizzo email non verrà reso pubblico.

-=-