
Il mondo digitale è in fermento. Meta (Facebook), X (Twitter) e LinkedIn sono nel mirino dell’Agenzia delle Entrate italiana, e l’oggetto del contendere è sempre lo stesso: la natura dei servizi “gratuiti” offerti dalle piattaforme digitali in cambio dei dati personali degli utenti. Il Fisco italiano non li considera liberalità, bensì vere e proprie permute, ovvero operazioni economiche imponibili ai fini IVA con aliquota al 22%.
L’Accertamento dell’Agenzia delle Entrate e la Base Giuridica
Dopo aver visto scadere il termine per la notifica degli avvisi di accertamento relativi agli anni fiscali 2015 e 2016 senza adesione al contraddittorio preventivo, l’Agenzia delle Entrate ha notificato gli accertamenti a Meta, X e LinkedIn. Questi accertamenti aprono ora la via a un’eventuale adesione entro 15 giorni. La base giuridica di questa azione risiede nell’articolo 11 del DPR 633/1972 (Testo Unico IVA), che considera imponibili gli scambi tra beni immateriali, in questo caso dati contro servizi. Dove c’è scambio, c’è imposta.
Le Cifre in Ballo e il Metodo di Calcolo
Le contestazioni sono significative: 877 milioni di euro per Meta (2015-2021), 12,6 milioni per X (2016-2022) e 140 milioni per LinkedIn. Gli importi sono stati calcolati in via induttiva, data la mancanza di dati analitici, stimando la base imponibile sulla quota dei ricavi italiani rispetto al fatturato globale e applicando la proporzione anche ai costi. Il riferimento è l’articolo 13, comma 2, lettera d) del DPR 633/72: in mancanza di un prezzo, si usa il valore normale.
La Perizia della Procura di Milano: Un Nesso Diretto tra Dati e Servizi
Secondo l’Agenzia delle Entrate, il punto non è se i dati abbiano un valore, ma che questo valore venga “pagato” con un servizio. La perizia tecnica allegata dalla procura di Milano chiarisce che la qualità e la quantità dei dati determinano la qualità del feed ricevuto e la personalizzazione degli annunci. L’utente, insomma, contribuisce a migliorare l’algoritmo, e la piattaforma lo ripaga con servizi mirati. Questo non è beneficenza, ma un contratto atipico.
La Reazione delle Società e il Parere del Comitato IVA UE
Meta contesta il principio di patrimonializzazione dei dati personali e rifiuta l’idea di un valore determinabile, sostenendo l’impossibilità di formulare un prezzo per la prestazione resa da un utente e l’inseparabilità dei costi dei servizi. L’Agenzia delle Entrate ha chiesto un parere al Comitato IVA dell’UE, che dovrà valutare se la fornitura gratuita di una piattaforma in cambio di dati possa configurare una prestazione imponibile. Questo parere, pur non vincolante, avrà un peso significativo.
Le Sfide Tecniche e Giuridiche
Secondo la giurisprudenza europea, per configurare un’operazione imponibile servono un corrispettivo determinabile, un nesso diretto tra prestazione e controprestazione e un luogo preciso di consumo. Requisiti che, nel caso dei dati, appaiono difficili da provare.
Il Fronte si Allarga: Supermercati, Editori e il Dato come Moneta
Il meccanismo è potenzialmente replicabile in ogni caso in cui un sito raccoglie dati per profilare gli utenti: iscrizioni a newsletter o carte fedeltà. Non solo social network: nel mirino potrebbero finire supermercati, editori e aziende che subordinano l’accesso alla cessione di dati. La tesi è la stessa: il dato come moneta. Se il dato vale, non è gratis.
La Consulenza Tecnica della Procura di Milano: Dati, Personalizzazione e la Qualità del Servizio
La consulenza tecnica depositata dalla Procura di Milano ha analizzato il modello di business delle piattaforme Facebook e Instagram, mettendo a fuoco il legame tra dati forniti dagli utenti e servizi offerti. La risposta è netta: la qualità e la quantità del servizio dipendono dalla qualità e quantità dei dati forniti dall’utente. Più dati, più personalizzazione; meno dati, meno funzionalità.
Prospettive e Domande Aperte
Resta aperto il dibattito su come determinare il valore economico dei dati ceduti e come garantire che l’interessato possa capitalizzare il potere d’acquisto corrispondente ai propri dati. Senza questa consapevolezza, il consenso privacy rischia di perdere significato e di lasciare campo libero all’utilizzo dei dati senza una reale garanzia di controllo da parte delle persone.
Conclusioni e Prossimi Passi
La partita è aperta e le implicazioni sono profonde. La sfida per il Fisco italiano è quella di trovare un equilibrio tra la necessità di tassare le attività economiche generate dai dati personali e la tutela dei diritti dei cittadini. Resta da vedere come si evolverà la situazione, ma una cosa è certa: la questione dei dati personali e della loro tassazione è destinata a rimanere al centro del dibattito per molto tempo a venire.