
Ristoranti, pizzerie, bar. Ma anche palestre, dentisti, mete per viaggio, alberghi e B&B. C’è qualche categoria commerciale o economica che possa dirsi immune dalle recensioni? Se poi la recensione o il consiglio proviene da un influencer, può muovere migliaia di followers, che si trasformano in acquirenti: comprano il prodotto o il servizio consigliato. È uno dei paradossi che viviamo come consumatori, ma che dall’altra parte vivono anche gli operatori economici: affidare il destino dell’economia reale ai giudizi o ai consigli del mondo digitale.
INFLUENCER E FOLLOWER. Il lavoro serio certosino professionale di tanti operatori corre il rischio di essere annientato e messo in secondo piano a vantaggio di concorrenti, solo perché sul web, in varie modalità, da siti dedicati alle recensioni o da profili di influencer, provengono consigli che siamo portati a ritenere autorevoli. Il passaparola tra amici parenti e colleghi, che ha decretato la sorte, buona o cattiva che sia, di tanti locali o mete turistiche, si basava sull’autorevolezza della fonte: un amico che aveva già mangiato in quel ristorante o dormito in quel talaltro albergo. Un amico di un amico, oppure un parente: qualcuno comunque facilmente identificabile, con un nome e un cognome, e facilmente raggiungibile per un consiglio diretto. Con questo metodo si è mossa gran parte della economia che abbiamo conosciuto fino a non molti anni fa; con questo metodo si sono indirizzate le scelte di formazione dei nostri figli, di svago per noi. E così via.
Era l’economia reale e di relazione che incrociava beni e servizi con le persone in carne e ossa. Nessuno di noi però nel consigliare una palestra piuttosto che una discoteca, si sentiva un influencer né provava a contare i followers che il consiglio aveva generato.
CONTARE E CONTARSI. Trasferire questi canoni di referenzialità dal mondo reale al web ha minato i meccanismi alla base del buon consiglio: il disinteresse. Ti consiglio quel medico o quel legale perché è bravo e ha una storia che lo dimostra. Oggi sul web tutto è mosso per interesse, è bene comprenderlo. Nessuno ha messo in piedi gratis la grande fiera dei social. C’è una fetta di mondo che ambisce a mantenersi, e in qualche caso vi riesce arricchendosi, esprimendo giudizi sui lavori o prodotti degli altri, o semplicemente orientando scelte: “io faccio così”. Ma c’è anche chi trae profitto personale recensendo prodotti luoghi e persone. Ciò che conta non l’autorevolezza certificata del giudizio, l’esperienza e gli studio che ci sono a monte e che rendono quella persona un esperto. Ma semplicemente i numeri: se fai molte recensioni meriti di essere considerato affidabile. Se hai molte persone che ti seguono, vuol dire che sei affidabile.
FALSARI DEL WEB. Almeno il 30% delle recensioni che troviamo sul web sono false. Probabilmente anche di più se consideriamo che quasi l’80% degli acquisti a livello mondiale si basa sulle recensioni. Se questi numeri sono veri, e a breve diremo perché sono importanti, c’è di che essere preoccupati. Riteniamo affidabili le recensioni tanto da basare su di esse i nostri acquisti: eppure una parte significativa delle recensioni sono false (ed è difficile prevedere quante di quelle vere non siano state commissionate, suggerite o pagate).
Il DECRETO DEL GOVERNO. È chiaro che l’economia reale va protetta dalle troppe menzogne che circolano sul web; per le stesse ragioni devono essere protetti i consumatori dai “fuffaguru”. La “fuffa sul web” è diventata, lo abbiamo capito, una grande merce di scambio, praticamente una moneta. Muove molti più soldi di una criptovaluta o di un PNRR. Le misure contenute nel nuovo disegno di legge approvato dal consiglio dei Ministri mirano a regolamentare una parte di questi fenomeni: le recensioni ad esempio dovranno essere tempestive (massimo entro 15 giorno dalla fruizione del servizio o del prodotto), essere dettagliate e rilasciate da chi si identifica e ha effettivamente usato quel servizio o comprato quel bene. È previsto dall’altra parte che chi viene recensito possa replicare e chiedere la cancellazione della recensione falsa o violenza. E naturalmente ci saranno le Autority a vigilare e a irrogare sanzioni. Basterà?
I NOSTRI COMPORTAMENTI. È su questo aspetto però che ciascuno di noi deve cominciare a lavorare. Alzi la mano di chi di noi non si è mail lamentato per l’insistenza con cui un commesso proponeva un prodotto o con cui comunque provava a indirizzare le nostre scelte, o per l’insistenza con cui in alcune città cercano di convincersi a sederci a un ristorante posto su una strada turistica. Questa nostra semplice forma di autodifesa però scompare sul web. E se un prodotto ha molte recensioni positive sarà sicuramente buono, anche se non conosco nessuno di quei recensori. Questo però non ci infastidisce né ci allarma. Muoviamo l’economia, premiamo o bocciamo prodotti o aziende fidandoci di sconosciuti. Come sempre, i miglior influencer di noi stessi siamo noi, e con i nostri comportamenti di spesa possiamo premiare oppure no un certo prodotto o servizio, per qualità, correttezza, standard di legalità. Riprendiamo a fare gli influencer, ma facciamolo di noi stessi e ragionando con la nostra testa, senza fidarci del primo follower che passa.
Massimo Melpignano