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L’onda lunga della tentazione all’affare, all’acquisto dell’oggetto del desiderio a prezzi scontati conosce il proprio apice con la stagione dei saldi. Non abbiamo ancora fatto a tempo a far “raffreddare” le bande magnetiche di bancomat e carte di credito con il “Black Friday” e gli acquisti natalizi, che subito si propone al consumatore l’ennesima ghiottoneria consumistica: l’acquisto a saldo.

L’onda lunga parte dall’acquisto di beni di elettronica e tecnologici, che la fanno da padrona nel “Black Friday” di novembre, si sposta soprattutto sui prodotti gastronomici per le tavolate natalizie e di fine anno, per sfociare infine nell’acquisto a saldo di capi di abbigliamo e accessori. Se proprio dobbiamo spendere – è bene ricordare che nessuno è obbligato a prendere parte alla grande chiamata al consumo di queste ultime settimane – vale la pena attrezzarsi oltre che di denaro, anche della conoscenza dei propri diritti.

Molte regole abbiamo già imparato a conoscerle: altre sembra che invece proprio ci sfuggano. I saldi possono essere un’occasione per spendere meglio i propri soldi per beni necessari e di riflesso per sostenere alcuni comparti dell’economia. Il rispetto delle regole da parte di tutti però, operatori economici sia consumatori, è fondamentale per tenere in equilibrio questo meccanismo.  Vediamo dunque queste regole.

Anzitutto il tempo: i saldi hanno un inizio e una fine, e a stabilirlo è un regolamento regionale (nel nostro caso ovviamente della Regione Puglia) che ne stabilisce l’inizio dal primo giorno feriale antecedente l’Epifania e il termine al 28 febbraio. Con l‘Epifania in calendario di lunedì, il primo giorno feriale antecedente sarà il 4 di gennaio. Questo significa che prima di tale data nessuno è autorizzato proporre merce a saldo. Cosa si intende per “saldo”? Lo spiega sempre lo stesso regolamento regionale di cui parlavamo prima, che dedica un apposito articolo ai saldi o vendite di fine stagione. Quindi i saldi si riferiscono a prodotti caratterizzati da stagionalità o legati alla moda, che perderebbero una percentuale significativo dal proprio prezzo se non fossero oggetto di vendita appunto a fine stagione.

Ovviamente nel caso di saldi invernali parliamo di prodotti elencati in modo analitico, sia pure con qualche possibilità di estensione, dal Regolamento della Regione Puglia: a) generi di vestiario e abbigliamento in genere; b) gli accessori dell’abbigliamento e la biancheria intima; c) le calzature, le pelletterie, gli articoli di valigeria e da viaggio; d) gli articoli sportivi.

I prodotti che non rientrano in queste categorie non possono essere venduti a “saldo”, ma certamente possono essere venduti con uno sconto rispetto al prezzo pieno. Anticipo la naturale domanda e rispondo subito sulla differenza tra sconto e saldo. Abbiamo appena visto che i saldi sono vendite di fine stagione e interessano prodotti invenduti che, in assenza di vendita al termine della stagione subirebbero un importante deprezzamento. Gli sconti o promozioni sono invece ribassi di prezzo, di solito più contenuti dei saldi, e non sono legati alla stagionalità dei prodotti.

Molti di noi hanno ben chiara anche un’altra regola: e cioè che la targhetta deve indicare il prezzo a saldo, il prezzo pieno e la percentuale di sconto: questi tre elementi non devono mai mancare. Così come la merce non a saldo deve essere esposta separatamente da quella a saldo (un negozio potrebbe esporre sempre capi di fine stagione che per propria scelta non intende vendere a saldo, oppure esporre già capi della stagione a venire).

Aggiungiamo anche l’accortezza di provare i capi e di verificarne lo stato: il cambio capo non sarà mai un nostro diritto ma semmai una agevolazione che ci concederà il negoziante. Rimane invece il nostro diritto alla garanzia di due anni per i prodotti difettati o non conformi: nessuna differenza con i prodotti non a saldo. E alla fine di questo percorso c’è il pagamento: con carte piuttosto che con contante. Anche in questo caso nessuna limitazione o differenza rispetto ai normali acquisti. Come sempre per i consumatori spendere è facile: avere consapevolezza dei propri diritti e volerli esercitare, richiede invece un po’ di impegno.

Massimo Melpignano



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