Home Notte Bianca Eventi Consulenze Blog

La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 11 marzo 2022 pubblica un ampio articolo a firma dell’Avv. Melpignano sul delicato tema del trading.

“Si scrive trading ma si pronuncia “truffa”

Nasce tutto nel modo più semplice e amichevole possibile. Un sms o una e-mail, con l’invito ad acquistare azioni di una delle società più conosciute al mondo. Il contesto è perfetto ed amichevole: la persona che ci contatta telefonicamente, la piattaforma su cui investire on line, i consigli che ci portano a realizzare facili e immediate vincite. Il senso di gratitudine verso chi ci ha aperto questo mondo inaspettato, e che ha instaurato un rapporto di quotidianità con la nostra vita. La giornata comincia con un messaggio di buongiorno e si chiude con un messaggio di buonanotte. In mezzo, tra un investimento e l’altro, effettuato sempre dietro competenti e amorevoli guide, vi è lo scambio di notizie sulla salute, sulle rispettive famiglie.

Le difese si abbassano e si alza la posta: se ho guadagnato tanto investendo poco, potrà guadagnare tantissimo investendo di più.

I cordoni della borsa si allentano, si versano soldi su un conto reale, normalmente acceso presso una grande e nota banca (questo rende tutto più credibile), e le vincite diventano significative. Se però chiediamo di incassare i soldi o cominciamo a mostrare qualche perplessità, improvvisamente tutto cambia.

Niente più messaggio di buon inizio e fine giornata, la piattaforma improvvisamente non funziona più, non c’è più traccia dei nostri soldi.

Qui non demonizziamo il trading on line, chiariamolo bene, che è una attività lecita e regolamentata, aperta a tutti ma non alla portata di tutti perché, è bene scriverlo a chiare lettere, occorrono competenze e professionalità non banali.

Vogliamo invece parlare delle truffe che vengono realizzate con il pretesto del trading on line.

Le truffe, è bene chiarirlo, non presuppongono necessariamente dall’altra parte un credulone, non in questo caso. Cancelliamo dalla mente la vendita della fontana di Trevi incorniciata nell’indimenticabile siparietto di Totò e Nino Taranto.

Qui siamo invece in presenza di truffe raffinate, ber articolate, ad altro tasso di tecnologia, predisposte con la collaborazione di diverse persone e che di avvalgono del silenzio delle banche, che trincerandosi dietro la privacy omettono di fornire informazioni, se non alla Autorità Giudiziaria.

Autorità Giudiziaria che, è bene precisarlo, fa quello che può nell’oceano delle migliaia di denunce che quotidianamente vengono presentate.

Come riconoscere un trading on line “truffa” da uno reale ? E cosa fare per recuperare i propri soldi ?

Alcune utili informazioni si possono reperire sul sito della Consob, l’organo di vigilanza dei mercati finanziari, che ha creato una apposita sezione denominata “Occhio alle truffe !”. Già la circostanza che la Consob dedichi una apposita sezione al fenomeno, fornisce una chiara percezione della rilevanza e diffusione del problema.

Altre forme di cautela possiamo sintetizzarle nella frase “Mai con uno sconosciuto”, richiamando il titolo di un celebre film degli anni ’90. Più concretamente occorre seguire alcune regole universali.

Anzitutto diffidare di chi, con una mail o con un sms, ci propone di guadagnare operando in trading e si offre di insegnarci a farlo. Se fosse davvero così bravo, impiegherebbe il suo tempo operando direttamente in trading e guadagnerebbe somme molto più elevate di quelle che potrebbe guadagnare facendoci da tutor. E poi, perché dovrebbe spiegare ad altri e a poco prezzo, il segreto del successo ? Solo per avere nuovi avversari?

In secondo luogo, diffidare delle piattaforme estere, soprattutto di quelle che si trovano in paesi extra Ue. Solitamente la truffa si realizza su siti finti che riproducono alla perfezione siti reali: ecco perchè diventa facilissimo per i truffatori scomparire e far sparire ogni traccia della operatività effettuata.

Concentriamoci adesso invece sul trading on line regolamentato, quello che possiamo utilizzare a norma di legge.

Anche in questo caso, se proprio vogliamo sperimentare questa modalità di investire i risparmi direttamente e in un mondo molto tecnico e complesso, dove pochissimi scrivono le regole e la gran parte le subisce, è bene conoscere le regole di base.

Ad esempio utilizzare le piattaforme che la propria banca mette a disposizione.

Se invece vogliamo utilizzare le tante piattaforme “dedicate” e molto pubblicizzate, soprattutto sui social, accertiamoci che sia la piattaforma sia il proprietario del sito abbiano la sede legale nell’Unione Europea. Questo dettaglio, tutt’altro che banale, ci assicura di muoverci nel perimetro di protezione disegnato dalle norme europee.

E soprattutto, prediligiamo quelle che utilizzano moduli contrattuali scritti in italiano e non in inglese (a meno che non si padroneggi perfettamente la lingua).

In entrambi i casi i contratti vanno letti con calma e compresi bene, piuttosto che “scrollati” velocemente fino all’ultima pagina firmando tutto senza capire.

Molte società di trading hanno sede a Cipro, e Cipro fa parte dell’Unione Europea.

Molte altre società hanno sede al Londra, e l’Inghilterra non fa più parte dell’Unione Europea.

Questo fa la differenza, che non è piccola: le regole europee di tutela del consumatore/risparmiatore si applicano in tutti i paesi dell’UE.

E tutti i Paesi europei, Cipro incluso, hanno degli efficienti strumenti di Adr, cioè di risoluzione alternativa del conflitto, che possono risolvere il problema evitando di imbarcarsi in lunghe e costose cause.

Ma è questo che vogliamo realmente per i nostri risparmi?

avv. Massimo Melpignano

Guarda l’articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno



Iscriviti alla Newsletter

Lascia un commento:

*

Il tuo indirizzo email non verrà reso pubblico.

-=-