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rimborsi fondo indennizzo

Continua a suscitare il nostro stupore la “querelle” del Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR), istituito con la Legge di Bilancio 2019 ma che ancora non riesce a decollare (e pensare che i decreti attuativi dovevano essere adottati entro il 31 Gennaio scorso! Leggi anche questo articolo).

Per chi non lo sapesse, il Fondo Indennizzo Risparmiatori rientra tra le ultime misure adottate dalla manovra finanziaria. Dovrebbe tutelare i risparmiatori che sono in possesso di titoli azionari o obbligazionari subordinati di banche liquidate.

Abbiamo provato diverse volte a comprendere le ragioni di questo blocco. Prima l’Europa, poi la commissione tecnica…poi le violazioni massive… poi l’impossibilità dei rimborsi automatici … da qualche giorno anche il doppio binario che spiegheremo in seguito.

Lo scorso 8 Aprile vi è anche stato un incontro tra i vertici del Governo e i rappresentanti delle associazioni dei consumatori. Vi  proponiamo il seguente schema grafico che funge da riassunto a quelle che sono state le risultanze del vertice. L’obiettivo è cercare di comprendere tutti i limiti e le limitazioni di quelle “soluzioni” (se tali possono considerarsi) che ne sono venute fuori.

 

Quali limiti pone il Fondo Indennizzo per i risparmiatori?

L’accesso al FIR è riservato ai risparmiatori tra cui persone fisiche, piccoli imprenditori e microimprese in possesso di azioni o di obbligazioni subordinate delle banche in liquidazione.

Per tutelare questi risparmiatori, sono stati stanziati 525 milioni di euro per ogni anno del triennio 2019-2021 come Fondo Indennizzo.

Ma solo alcuni dei consumatori potranno accedere al FIR. Sono previsti, infatti, rimborsi automatici per chi ha un reddito fino a 35 mila euro o un patrimonio mobiliare non superiore a 100 mila euro e un arbitrato standardizzato per tutti gli altri.

Ciò vuol dire che la platea di circa 200 mila risparmiatori travolti dai crack bancari degli anni scorsi si sdoppierà. I ristori diretti andranno ai risparmiatori con un Isee entro i 35.000 euro e un patrimonio mobiliare non superiore a 100.000 euro; per gli altri risparmiatori, il via libera passerà da una sorta di controllo arbitrale che dovrebbe prevedere una “tipizzazione” dei risparmiatori in modo da accelerare le pratiche.

L’indennizzo sarà pari al 30% per gli azionisti e al 95% per gli obbligazionisti subordinati (il cosiddetto “doppio binario”).

Già questa soluzione ci pare incostituzionale per una serie di ragioni che proviamo a spiegare qui di seguito.

Rimborsi a doppio binario: un limite incostituzionale

Una delle ragioni che ci fa ipotizzare di una soluzione incostituzionale è la disparità di trattamento tra risparmiatori traditi che li divide tra “figli” di serie A e “figli” di serie B. Tutto ciò in barba all’art. 3 della nostra Costituzione e ai principi di uguaglianza formale e sostanziale in esso contenuti:

1. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

2. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Non ci pare nemmeno che la nostra Carta costituzionale tuteli il risparmio entro certi tetti massimi! Infatti,  l’art. 47 della Costituzione sul punto è inequivocabile: 

La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. ”

Inoltre, sia il limite del 30% di indennizzo per gli azionisti che quello del 95% per gli obbligazionisti è inaccettabile: a nostro avviso il rimborso deve essere integrale!

Come se già non bastassero questi limiti,  oggi si apprende di una ennesima stretta sulla cessione del diritto all’indennizzo. Tra le modifiche da inserire nel pacchetto crescita si prevederà l’impossibilità di trasmettere il diritto al rimborso agli “aventi causa”, cioè ad eredi, coniugi, conviventi con unione civile o di fatto e parenti entro il secondo grado… in barba, in questo caso, alle norme civilistiche sulle successioni!

Senza fossilizzarsi sulle norme, che dovrebbero in ogni caso tutelarci, un dato è certo: è da sei anni che i risparmiatori attendono giustizia, e le modifiche che vi abbiamo raccontato di giusto hanno ben poco.

Su questi argomenti ci stiamo battendo con forza. Il nostro obiettivo è di giungere a rimborsi che coprano il 100% delle perdite, perché il risparmio deve essere tutelato interamente. I paletti introdotti dal Governo non appaiono in alcun modo giustificati  perché fanno pagare ai risparmiatori conti che dovrebbero pagare altri.

 



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