Truffa è l’ipotesi di reato notificata dalla Procura della Repubblica di Bari con l’avviso di conclusione delle indagini al Presidente del Consiglio di Amministrazione e all’allora Direttore Generale (oggi Amministratore Delegato) della Banca Popolare di Bari.
Il caso riportato in queste ore dalla cronaca è quello di un’anziana signora spinta da funzionari della banca – con “artifizi e raggiri” nonché approfittando della sua situazione di vulnerabilità – ad acquistare prodotti finanziari altamente rischiosi emessi dallo stesso istituto (all’epoca dei fatti non quotato su mercati regolamentati), prodotti oggi divenuti illiquidi.
Nessuno era stato informato dei rischi connessi a quei titoli: tutti si fidavano della propria banca, la più grande del sud Italia; tutti si fidavano degli impiegati all’interno della filiale, amici più che semplici funzionari.
Tutti gli azionisti della Popolare di Bari, oggi, si rivedono nelle righe di questa notizia di cronaca: rivedono la propria storia; ripensano ai raggiri subiti; si pentono della fiducia riposta; combattono giornalmente con la mancanza di liquidità, con l’assillo di aver perso i risparmi di una vita e di non poter far fronte ai bisogni della propria azienda o della propria famiglia; si infuriano per l’arroganza che, nonostante tutto, continuano a mostrare quegli “amici” il cui unico obiettivo era “fare budget” in spregio a qualsiasi dovere di correttezza, diligenza e trasparenza.
Siamo orgogliosi della magistratura barese, che sta sostenendo nel rispetto rigoroso della legge la nostra battaglia e quella di tanti azionisti che oggi, finalmente, hanno visto riaffiorare un barlume di speranza.
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